La comunità offre un trattamento intensivo e intensivo predisposto a far fronte a un problema cronico e coinvolgente il comportamento intrapsichico e relazionale come appunto le dipendenze

La comunità può essere definita in un certo senso materna e paterna. Si accoglie il soggetto nonostante le sue colpe e i suoi difetti, al contrario dell’ostracismo sociale. Fornisce regole ed organizzazione come una vera e propria famiglia.

L’aspetto contenitivo offre una più efficace opportunità di agganciare tali soggetti che vedranno la Comunità come un luogo di rifugio e di riposo da uno stile di vita logorante e insostenibile. L’aspetto paterno è visto inizialmente in modo diffidente, spesso lo si teme e lo si odia in quanto limitante le esigenze narcisistiche del soggetto dipendente.

Provenendo da un contesto dove regna l’evanescenza nelle relazioni si cerca di mantenere la costanza in uno stato di coscienza non più alterato dall’uso di sostanze e da emozioni estremamente forti elicitate da comportamenti disfunzionali.

La comunità è un posto riaggregante di storie e di stati di coscienza frammentati, dove si smette di fuggire dalla propria persona e dai propri dolori, in effetti spesso l’ingresso è caratterizzato da un umore disforico in quanto il soggetto è costretto a confrontarsi con se stesso e con le sue ferite.

Si avverte pesantezza nelle relazioni e nella suggerita possibilità di lavorare su se stessi per rinascere senza pregiudizi propri e altrui.

La presenza degli operatori e degli altri utenti apre un ampio margine di possibilità al nuovo arrivato, un punto di forza per raggiungere l’obiettivo terapeutico.

Il gruppo diventa uno specchio positivo. Attraverso i racconti il soggetto riuscirà a comporre un’autovalutazione con coscienza dei propri limiti e dei propri punti di forza.

Il confronto con gli altri allontana la persona dai feedback passati.

L’operatore è una base sicura non spaventate e non spaventata e capace di offrire una stabilità relazionale riparativa.

Constatare come i componenti del gruppo riescano a fare passi avanti è un grande spunto per non tornare a vivere con coloro i quali hanno scelto di vivere senza speranza e con un opinione negativa di se.

L’operatore evita la creazione di maschere di falsa autosufficienza, bensì un rapporto informale ricco di esperienze relazionali ed emozionali.

Il soggetto vedrà un graduale sviluppo di abilità sociali, forti stimoli per la crescita e per la soddisfazione personale.

La rigida strutturazione del tempo tipica della comunità aiuta il soggetto ad eliminare il tipico disturbo della relazione del tempo caratterizzato dalla noia e dalla ricerca costante della sostanza. Occorre scandire il tempo in modo rituale.

C’è un tempo per tutto (lavoro, divertimento, pensare a se stessi, attese) eccetto per la confusione.

La comunità fa ordine nelle emozioni, spesso nemiche del soggetto dipendente.

Qui non si fanno miracoli e non si isola nessuno. Siamo portatori di coraggio e di creatività.